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La valle del del Vajont

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Una parte della frana

Da piccolo l’ho sempre vista li, aestosa il tutta la sua altezza e terribile per gli eventi che ha causato. Nei ultimi ho visto quello che ha causato, attraverso i segni le la terra porta ancora e porterà per sempre. Ora è giunto il momento di conoscere meglio la sua storia. Sto parlando della diga del Vajont.
Iniziamo questo percorso dalla frana che ha riempito per buona parte tutto il bacino. Qui ci viene raccontata un po’ la storia geologica di questa valle e dei motivi per cui molti geologi la consideravano instabile già ai inizi del 1900.
Ma nonostante tutto si volle procedere a costruire la diga più alta mondo. Tuttora questa è la 5° diga più  alta del modo, dopo oltre 50 anni dalla sua costruzione.

Il paese di Erto visto dalla frana

Proseguiamo attraverso il Bosco vecchio che è una porzione di bosco che la frana ha portato 400 metri più in basso. Dai rami dei alberi che si sono trovati distesi o abbattuti sono come cresciuti dei nuovi alberi. Anche la vegetazione e rimasta quella tipica che si trova 400 metri più in alto.

La diga del Vajont
Lo sfogo del bypass

Arriviamo cosi al coronamento della diga. Dopo la tragedia la diga è rimasta pressoché intatta se tralasciamo la parte dove si trovava la sala di controllo. Sullo sfondo vediamo Longarone che è stata praticamente rasa al suolo dai effetti della frana. In sotto fondo sentiamo il fragore dello scarico del Bypass che permette a quello che riamane del lago di non riempirsi. Ci viene fatto notare che questo bypass fu costruito prima della frana ed in previsione di questa.

Casso

E’ il turno di salire verso Casso attraversando il sentiero dei carbonai (TRUOI DAL SCIARBON). Questa denominazione deriva dalle fatto che questo sentiero veniva usato dalle donne per trasportare il carbone vegetale dalla val Zemola vino a Lognarone. Il trasporto veniva fatto a spalla.
L’abitato di Casso è molto raccolto, ormai sono poche per persone che vi ci abitano in pianta stabile. Ma nel suo complesso il paese è in buono stato di conservazione. Questo paese, come tutti i paesi della valle sono stati fatti evacuare il giorno dopo la tragedia. La popolazioni riusci a ritornare ad abitarci ben 7 anni dopo.
Proseguendo per il sentiero ci incamminiamo verso Erto nuova. Da questa panoramica possiamo vedere la reale dimensione della frana da 270 milioni di metri cubi che riempi il bacino e provoco l’onda che distrusse paesi e vite.

La frana del Vajont

Arriviamo cosi a Erto, o meglio a Erto Nuova che si trova subito a ridosso del centro storico di Erto. Tra l’altro è anche il luogo da cui siamo partiti al mattino e dove abbiamo incrociato il famoso Mauro Corona. Ed è anche il tempo di un ristoro presso una suggestiva enoteca di Erto “classica”.

Scorcio di Erto Vecchia

Il paese di Erto vecchio è stato a lungo disabitato ma di recente ci sono molte case e diverse strade che sono oggetti di lavori e ristrutturazioni. Il paese è veramente suggestivo e regala molti scorci.
Se solitamente il paesaggio di questa vallata mi impressiona per la follia che l’avidità dell’uomo ha causato sentire la ricostruzione storica dei eventi mi ha lasciato molto con l’amaro in bocca. Ci si augura solo che simili tragedie non succedano mai più, anche se fa parte della natura umana dimenticarsi delle sciagure quando in ballo ci sono profitti.

Un grazie mille a Franco Polo per averci guidato in questa escursione

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