Ho approfittato ancora delle occasioni che il parco delle dolomiti Friulane permette di sfruttare, un rilassante fine settimana in mezzo al parco lontano da telefoni, televisioni e altre amenità tecnologiche che pervadono sempre di più la nostra vita, in questo discorso non vale la macchina fotografica ovviamente. Macchina fotografica che ho iniziato ad usare già sulla strada che porta a Cimolais in una piccola e dovuta sosta al lago di Barcis.
Il lago di Barcis |
Scorcio dei colori |
Tramonto sulle cime |
Il bello di queste esperienze e anche reincontrare spesso le persone che si sono conosciute in altre occasioni, scambiarsi i pareri sui vari luoghi da visitare e fare anche progetti per altre camminate. Se poi con qualcuno si condividono anche i primati come inaugurare e chiudere la stagione del rifugio Pordenone nello stesso anno i sorrisi divertiti sono assicurati.
Particolare del torrente Cimoliano |
Nonostante non sia la prima volta che entro in val Cimoliana non smetto mai di stupirmi dinanzi alla bellezza di questa valle, circondata dalle sue torri che la avvolgono e un po’ la nascondono dal mondo.
Prendiamo subito confidenza con una bella passeggiata leggera fino a casera dei Pecoli mentre il sole tramonta e le una lieve brezza fa cadere le foglie dai alberi. Ci gustiamo cosi il tramonto ed aspettiamo il sorgere della luna piena che ci illumini il percorso. Luna che si fa desiderare dietro ai monti e sotto le nuvole che si stanno un po’ infittendo. Ma il suo bagliore ci consente ugualmente di camminare nella magia del crepuscolo ricorrendo solo nei punti più difficili alle lampade frontali.
Il timido campanile, dietro cima Melluzzo |
E’ tempo di cena ed è ora di abbuffaci con la spettacolare cena del rifugio finita con annessa castagnata. Subito dopo cena ci corichiamo sui sacchi a pelo e ci prepariamo per la camminata del giorno dopo.
L’indomani ci aspetta un cielo abbastanza grigio ma affrontiamo lo steso il nostro itinerario, arrivare alla casera Bregolina grande, con la speranza che il cielo spora di noi si apra. Nella prima parte del ghiaione voltiamo spesso lo sguardo dietro di noi per vedere se il campanile di val Montanaia decide di uscire dal suo nascondiglio di nubi. Ed per un momento lo si vede spuntare in tutta la sua particolarità che gli è valsa di essere il simbolo di questo luogo.
Larice sul cambio di colore |
Entriamo cosi nel lariceto che verso le Bregoline e ci fermiamo a far merenda in casera Roncada, un suggestivo ricovero che è una buona base di partenza per altre camminate o scalate.
Arriviamo cosi alle forcelle, speravamo di trovare un po’ di sole invece ci troviamo circondati dalla fredda nebbia. Ma la nostra meta non cambia.
Il percorso il “quota” è pieno di tane di marmotte ormai in letargo, sul periodo estivo deve essere uno spettacolo veramente curioso vederle sbucare dalle loro tane mentre scrutano il cielo alla ricerca del loro predatore, l’aquila.
Forcella savalons immersa nella nebbia |
Arriviamo cosi alla casera Bregolina Grande, dove ci riscaldiamo accendendo il fuoco e ne approfittiamo per il pranzo. Il ricovero è molto accogliente e particolare. Buttiamo l’idea alla nostra guida di organizzare per il prossimo anno un fine settimana con notte in ricovero, ci penserà. Il tempo non migliora, anzi a tratti sembra che le nuvole si intensifichino, tempo per una foto di gruppo spegnere il fuoco e via verso il ritorno.
La foto di gruppo in Bregolina |
Ringraziamenti
– Un grazie alla guida Franco Polo per le sue esaustive spiegazioni
– A Marica e Ivan del rifugio Pordenone per la splenda ospitalità
– A tutti i compagni di questa avventura
Link
– Il sito del parco
il prossimo anno in settembre la traversata delle Bregoline con salita dalla Val Cimoliana e discesa per la Val Settimana, pernotto in Bregolina Piccola, e salita a Casera Pramaggiore una traversata nel cuore del Parco……
che programma interessante…anche se sembra tosto!
Caro Vanni, grazie ancora per il tuo instancabile lavoro di reporter.
Ti lascio il pensiero che le tue foto e il tuo racconto mi hanno ispirato.
La natura, l'avvicendarsi delle stagioni, della pioggia del sole, del "bello" e "brutto" tempo (tra virgolette perché un acquazzone o il cielo plumbeo hanno, secondo me, un fascino particolare), sono metafora della stessa vita. Guardare attraverso la nebbia aguzza le nostre abilità percettive, un po' confonde. La nebbia ci dona una visione diversa e mutevole della montagna. Poi passa, e le straordinarie formazioni rocciose tornano a farsi vedere nel loro profilo originale. La natura ha una poesia insita, un modo tutto suo di narrare. Siamo noi che non capiamo niente!! 🙂 🙂